Giffoni Film Festival

La tribù delle luci

"La tribù delle luci”: il cortometraggio dedicato alle comunità energetiche

Raccontare i valori legati alle comunità energetiche per educare alle tematiche ambientali e all'importanza dei piccoli gesti e del confronto generazionale, questo è l'obiettivo del terzo cortometraggio presentato al Giffoni Film Festival e prodotto da Iren in collaborazione con Giffoni Innovation Hub.

Il processo creativo che ha portato alla sua realizzazione è stato coordinato da Eduiren e ha coinvolto sei giovani sceneggiatori under 30.

Il cortometraggio, diretto da Viola Folador e nato da un soggetto di Mattia Borgonovo, mostra come la curiosità e l’intraprendenza dei giovani possano trasformare velocemente le utopie in realtà, esattamente come lo sviluppo e la diffusione delle comunità energetiche potranno aiutare il nostro pianeta nel difficile passaggio della transizione energetica.

La Tribù delle luci ha ricevuto il premio “Luci & Ombre/SOUL”, nell’ambito del Wood Film Fest 2, come “cortometraggio che unisce il tema luci e ombre tra rispetto della natura e ritorno alla socialità. 

Sinossi

La famiglia Fabbri è una famiglia normale. Bella casa, dotata di ogni comfort, con tanto di giardino e casa sull’albero.

L’unico difetto, se lo vogliamo trovare, è il caos che regna in casa. Televisione sempre accesa, lavatrice sempre in funzione insieme all’aspirapolvere. Microonde, forno e frullatore in funzione nello stesso momento, radio che parla senza che nessuno la ascolti davvero. E nessuno si ascolta davvero in casa.

Per sovrastare il rumore, i componenti della famiglia si urlano da una stanza all’altra senza capirsi, spesso litigando. Questo caos, però, non sta più bene a Edo, figlio unico della famiglia Fabbri. Una sera si veste, prende lo zaino e annuncia che da quel momento è indipendente. Edo, novello barone rampante, si trasferisce nella casa sull'albero e inizia la sua rivoluzione, facendo le cose a modo suo. Un modo sostenibile e tutto nuovo.

Ma non sarà solo in questo viaggio. Per fare una rivoluzione serve un gruppo o, ancora meglio, una comunità.